Quattro sono le vie per dimostrare la wilayah degli Infallibili (a): il Libro (il Corano), la sunnah (gli hadith o tradizioni), l’intelletto e l’ijma' (il consenso della maggior parte dei sapienti islamici).
L’ijma' dei sapienti sciiti, senza dover ricorrere alle fonti, è talmente chiaro che anche i sapienti delle altre scuole religiose islamiche non nutrono alcun dubbio in proposito.
Per quanto riguarda la motivazione razionale, alcuni rimandano alla legge del lutf, ritenendola sufficiente per provare che il Profeta (s) o l’Imam (a) infallibile sono i governatori della società. Invece, un gruppo di sapienti la ritiene insufficiente e citano la legge dell’hikmat.
Molti versetti dimostrano il diritto alla wilayah del Profeta (s), di cui probabilmente il più chiaro è: “Il Profeta (s) è più degno rispetto ai credenti di loro stessi”.
Anche gli hadith concernenti la wilayah degli Infallibili (a) sono innumerevoli, per citarne uno: l’imam Sadiq (a) riguardo al versetto “In verità, vostro waliyy è solo Allah, il Suo Messaggero e coloro che hanno prestato fede…” disse: «Sicuramente esso fa riferimento al fatto che Allah, il suo Messaggero (s) e coloro che hanno prestato fede, vale a dire Alì (a) e i suoi discendenti (gli Imam), hanno più diritto e sono più degni rispetto a voi di amministrare voi, le vostre questioni e i vostri beni fino al Giorno del Giudizio».
Nella cultura islamica, nonostante la necessità di una figura che governi la società, nessuno ha di per sé il diritto di appropriarsi di questo ruolo se non Dio l’Altissimo, da Cui provengono tutti gli aspetti dell’esistenza umana; e ciò implica che l’essere umano ubbidisca ai Suoi ordini e alle Sue proibizioni[1]. Se Egli ci invita a obbedire a una certa persona o gruppo, noi dobbiamo comunque sottometterci, e anche nel caso in cui esponesse delle condizioni per la guida e dobbiamo essere noi a sceglierla tra coloro che possiedono questi requisiti, obbediremmo lo stesso.
I musulmani hanno sempre creduto che Dio l’Altissimo ha affidato il governo della ummah islamica al Suo nobile Messaggero (s) e dopo, secondo i seguaci dell’Ahl al-Bayt (a), questa responsabilità è stata affidata agli Infallibili Imam (a); tutto ciò è dimostrabile attraverso quattro vie: il Libro (il Corano), la sunnah (gli hadith o tradizioni), l’intelletto e l’ijma' (il consenso della maggior parte dei sapienti islamici).
L’ijma' dei sapienti sciiti, senza dover ricorrere alle fonti, è talmente chiaro che anche i sapienti delle altre scuole religiose islamiche non nutrono alcun dubbio in proposito. In generale, la più importante caratteristica del principio dell’imamato, che è sempre stato uno dei princìpi della scuola sciita, è che, dopo il nobile Messaggero (s), il governo della ummah islamica, all’inizio affidato a lui, passò agli Imam della sua Ahl al-Bayt (a). Perciò gli sciiti ritengono che il nobile Messaggero, oltre ad essergli stata affidata la responsabilità della profezia e di diffondere il messaggio divino, possedeva anche il ruolo di imam[2]. La posizione di profeta appartiene a colui che conosce i segreti divini della creazione e della legislazione; inoltre il profeta cui sia affidata la responsabilità di diffondere le sue conoscenze tra la gente e di guidarla, possiede anche il rango di messaggero. Il ruolo di imam è di colui che governa e amministra la società.
Per quanto riguarda la motivazione razionale, alcuni rimandano alla legge del lutf[3], ritenendola sufficiente per provare che il Profeta (s) o l’Imam (a) infallibile sono i governatori della società. Invece, un gruppo di sapienti la ritiene insufficiente e citano anche la legge dell’hikmat.[4]
La legge dell’hikmat può essere spiegata brevemente così:
L’intelletto, dopo aver approvato l’esistenza di Dio il Sublime, del mondo immateriale e del Giorno della Resurrezione dell’essere umano, conclude che tutto ciò che gli esseri umani compiono in questo mondo avrà delle conseguenze permanenti sulla loro vita nell’Aldilà. L’intelletto è incapace di scoprire queste influenze e di distinguerne i casi; perciò la saggezza (hikmat) di Dio, che ha creato questo universo e l’essere umano, implica che Egli in qualche modo gli indichi la via verso la beatitudine e invii dei messaggeri agli uomini. D’altra parte, per difendere il fine di questo invio, ovvero la guida della gente, questi profeti devono essere infallibili e immuni dall’errore nel ricevere gli ordini divini e diffonderli tra la gente. Quindi l’intelletto, analizzando la questione dell’infallibilità, conclude che l’infallibilità nel ricevere e diffondere la rivelazione implica l’infallibilità in tutti i campi, anche dall’errore comune e dalla dimenticanza; perciò il messaggero dev’essere infallibile sotto ogni aspetto. In seguito l’intelletto ne deduce, in base a ciò che richiede la regola della saggezza divina, che il governo della società dev’essere affidata a un infallibile, quindi il messaggero è considerato il governatore della società da parte della religione. Se l’intelletto prende in considerazione il ruolo dell’imam, in qualità d’interprete del messaggio divino profetico, con un metodo simile, arriva alla stessa conclusione. Per questo, l’intelletto, dopo aver accettato l’infallibilità del messaggero e dell’imam, considera diretta conseguenza della saggezza divina che l’amministrazione della società sia affidata a loro e in questo modo dimostra la loro wilayah, nel senso di amministrazione della società.
Molti versetti dimostrano il diritto alla wilayah del Profeta (s)[5], di cui probabilmente il più chiaro è: “Il Profeta (s) è più degno rispetto ai credenti di loro stessi”[6]. Questo versetto dimostra che il nobile Profeta (s) ha la priorità rispetto a ogni singolo credente, in confronto a loro stessi: cioè se essi hanno il diritto di decidere per se stessi e compiere un’azione, il Profeta (s) è più degno di questo diritto e se prende una decisione riguardo a loro, non possono opporsi e devono obbedire, sia nel caso che questa decisione concerni la vita privata dei credenti, o che riguardi le questioni sociali.[7] Questo versetto dimostra la wilayah assoluta del nobile Profeta (s) nelle questioni shariatiche, in cui non sia già presente una proibizione o un obbligo, poiché è in questo campo che gli individui potrebbero essere liberi di prendere delle decisioni.
Il nobile Profeta (s), secondo hadith certi, allude a questo versetto nell’avvenimento di Ghadir e, rivolgendosi alla gente, dice: “Non sono forse io più degno di voi rispetto a voi stessi?”, dopo la conferma della gente, egli dichiara: “Di chiunque io sia la guida, Alì (a) è la sua guida”[8]. Quindi, la stessa wilayah del Profeta (s) è dimostrata anche per l’imam Alì (a) e gli altri Imam (a)[9].
Un altro versetto che prova la wilayah del Profeta (s) e dell’imam Alì (a) è il seguente: “In verità, vostro waliyy è solo Allah, il Suo Messaggero, e coloro che hanno prestato fede, ovvero quelli che elevano la preghiera e pagano l’elemosina mentre sono in [istato di] ruku' ”.[10]
In questo versetto, fondamento del credo sciita riguardo alla wilayah, Dio stabilisce il ruolo di waliyy per se stesso, il Suo Profeta (s) e coloro che hanno prestato fede, che elevano la preghiera e pagano l’elemosina mentre sono in ruku'. Anche se quest’ultima parte del versetto può fare riferimento a più persone, gli hadith trasmessi da sunniti e sciiti dimostrano che l’unica persona riguardo cui è stato rivelato questo versetto, è l’imam Alì (a).[11]
In questo versetto la wilayah è dimostrata in quanto ruolo assoluto, senza limitazione a un campo particolare, appartenente al Profeta (a) e agli Imam (a).
Anche gli hadith concernenti la wilayah degli Infallibili (a) sono innumerevoli, per citarne uno: l’imam Sadiq (a) riguardo al versetto “In verità, vostro waliyy è solo Allah, il Suo Messaggero e coloro che hanno prestato fede…” disse: «Sicuramente esso fa riferimento al fatto che Allah, il suo Messaggero (s) e coloro che hanno prestato fede, vale a dire Alì (a) e i suoi discendenti (gli Imam), hanno più diritto e sono più degni rispetto a voi di amministrare voi, le vostre questioni e i vostri beni fino al Giorno del Giudizio».[12]
Fonti per l’approfondimento:
1. Mahdi Hadavi Tehrani, Velayat va diyanat, Moassese-ye farhangh-ie khane-ye kherad, Qom, 2a ed., 2001.
[1] Cfr. Jawadi Amoli, Velayat-e Faqih (Rahbari dar Eslam), pag. 29.
[2] In questo caso, per "imam" s’intende “il ruolo di guida della ummah islamica”. Un altro significato di “imam”, utilizzato riguardo agli Infallibili Imam (a), si riferisce al possesso della scienza divina, simile al rango di profeta. Alcuni erroneamente credono che l’unico significato di “imam” sia il secondo. (Cfr. Mahdi Ha'eri Yazdi, Hekmat va hokumat, pag. 171)
[3] La legge del lutf, in breve, si basa sul concetto che Dio dimostra il Suo favore (lutf) nei confronti dell’essere umano, di conseguenza deve trasmettergli tutto quello che lo avvicini alla Sua obbedienza e lo allontani dal peccato, e l’imam è una via di trasmissione. (N.d.T.)
[4] Contrariamente a coloro che pensano, senza compiere ricerche e riflettere, che l’unica argomentazione razionale sia la regola del lutf, non prendendo in considerazione le perplessità al riguardo esposte già da secoli, come quelle di Fakhr al-Razi, essi credono di essere i primi ad aver confutato questa regola e hanno quindi negato la possibilità di altre argomentazioni razionali (Cfr. Mahdi Ha'eri Yazdi, Hekmat va hokumat, pag. 173-176)
[5] Cfr. Montazeri, Wilayat al-Faqih, vol. 1, pag. 37-73.
[6] Corano 33:55.
[7] Cfr. Sayyid Kazim al-Ha'eri, Wilayat al-Amr fi 'Asr al-Ghaybah, pag. 153; Montazeri, Wilayat al-Faqih, vol. 1, pag. 37-40.
[8] Cfr. Bihar al-Anwar, vol. 37, pag. 108; Montazeri, Wilayat al-Faqih, vol. 1, pag. 41.
[9] Cfr. Sayyid Kazim al-Ha'eri, Wilayat al-Amr fi 'Asr al-Ghaybah, pag. 153.
[10] Corano 5:55.
[11] Cfr. al-Siyuti, al-Dar al-Manthur, vol. 2, pag.293; al-Buhrani, Tafsir al-Burhan, vol. 1, pag. 479.
[12] Usul al-Kafi, vol. 1, pag. 288.