Alcuni sostengono che Buddha fosse un profeta divino e che il primo cardine della sua religione provenisse da una rivelazione celeste, anche se in seguito fu alterata. Questa teoria può essere accettata per due motivi:
1. Gli insegnamenti del buddismo antico - Il comportamento del Buddha che ci riporta la storia, è simile a quello di un profeta. L’obiettivo prioritario del Buddha illuminato era di risvegliare, rendere consapevole e guidare alla beatitudine la gente. Tale beatitudine era raggiungibile solo acquisendo virtù etiche e conoscenza. Nel buddismo antico non c’era posto per l’irrazionalità, la magia, l’esorcismo e strane mortificazioni. Egli era ostile alle pratiche induiste del suo tempo e contrariamente a quanto affermava quella religione, le considerava un modo per allontanarsi dalla conoscenza e non per acquisirla.
La sua considerazione delle questioni fondamentali dell’esistenza, come Iddio e la resurrezione, aveva un carattere completamente religioso, non ascetico e filosofico. Egli riguardo alla verità di questioni come l’anima, Iddio e la creazione, non si esprimeva mai, e considerava la filosofia e l’intelletto incapaci di comprenderle, sapeva che l’intelletto e l’argomentazione non possono comprendere ciò che è alla portata solo dell’intuizione e della contemplazione spirituale. Alcuni passi del libro sacro dei buddisti non lasciano dubbi sul fatto che esso proveniva dalla rivelazione e dall’unicità di Dio, anche se poi fu alterato.
2. La storia di Bilawhar e Buzasif, citata per la prima volta come hadìth nel libro Kamal al-Din di shaykh al-Saduq. Buzasif è considerato un profeta divino e, secondo alcuni indizi, Buzasif corrisponderebbe a Buddha.
Quanto riportato riguarda il buddismo antico, invece quello che prese forma in seguito, crede nella divinità di Buddha e lo adora. Il buddismo contemporaneo è simbolo d'irrazionalità, credo nella magia e nella trasmigrazione delle anime, pieno di concetti ambigui e astrusi. Il lama Surya Das, fondatore e portavoce del buddismo occidentale, presenta il buddismo contemporaneo come una religione in cui l’esperienza umana è una via per arrivare alla verità[i].
[i] Cfr. : Surya Das, Awakening the Buddha within. L’articolo fa riferimento alla traduzione persiana del testo, trad. di Malihah Karbasian, pp. 159 e 259, Teheran, Nashr-e Mordad, 2000.
Teoria: “Il Buddha ha portato una religione divina”.
Prove:
- Gli insegnamenti del buddismo antico.
- La storia di Bilawhar e Buzasif, che potrebbe corrispondere a Buddha.
Prima prova: Il buddismo antico
a. Il buddismo antico – Il buddismo antico era molto chiaro e non necessitava di alcun cambiamento né spiegazione filosofica, era misurato e senza alcuna astrusità segreta. I segreti, i codici e gli enigmi filosofici e gnostici furono inventati dai buddisti successivi[1]. Il buddismo consisteva nel risvegliare e dare consapevolezza alla gente. Il fondamento principale di questa religione si basava sul bisogno di liberare la gente dalla sofferenza e dall’inquietudine personale e sociale, e donare loro serenità interiore ed esteriore[2].
Uno degli aspetti importanti di una religione, è di essere semplice, cosicché i suoi concetti siano accessibili a tutti. Senza dubbio, non si può accettare che una religione sia intrisa (anche esteriormente) di concetti incomprensibili e confusi, e allo stesso tempo abbia come interlocutore la gente comune. È molto difficile credere che uno gnostico o un filosofo, che si appoggiano solo sui propri punti di vista, possano portare una religione per tutti e comprensibile a tutti, poiché i concetti che vengono utilizzati in questi due campi non sono alla portata di tutti.
Per questo i messaggeri delle religioni rivelate non esprimevano i propri insegnamenti per mezzo di concetti gnostici o filosofici, ma in un modo che potesse essere accettato dalla natura innata e fosse alla portata di tutti.
Ovviamente ciò non significa che le religioni divine siano superficiali, in ognuna di esse si celano elevati concetti, ma la profondità di significato non implica discorsi insensati.
Il buddismo antico evitava per principio di rispondere a questioni filosofiche che non fossero direttamente connesse alla via della beatitudine. Il Buddha rimaneva in silenzio di fronte a domande metafisiche e anche quando era costretto a rispondere, non diceva espressamente che non si poteva scoprire l’essenza dell’anima e la via verso la beatitudine[3].
Questo tipo di approccio verso le questioni metafisiche, è lo stesso che ci si può aspettare da una religione divina. Il Profeta dell’Islam (S) reagiva in questo modo nel rispondere alle questioni metafisiche come l’anima[4].
Secondo voi i mezzi conoscitivi dell’essere umano possono comprendere concetti che non sono alla sua portata? Le questioni metafisiche sono immateriali e i nostri sensi possono percepire solo i corpi materiali e al massimo scoprire che esistono atomi fatti di elettroni e protoni. Perciò il nostro intelletto conferma la visione del buddismo antico riguardo alle questioni metafisiche.
Il buddismo antico riteneva che il vero problema dell’essere umano non ha nulla a che vedere con le questioni filosofiche e razionali, ma si riassume nelle sue percezioni e inclinazioni, è necessario quindi trovare un metodo pratico per sopraffare le tentazioni; a volte l’essere umano, vincendo la concupiscenza, trova la tranquillità e la sua esistenza si illumina[5].
Questo punto di vista è condiviso anche dagli insegnamenti islamici, quando si parla di liberare l’anima da tutto ciò che non è Dio e di guidare la saggezza dal cuore alla lingua[6].
In breve, il buddismo primitivo può essere considerato una religione divina, secondo i seguenti criteri:
1. La sua origine spirituale e trascendente[7].
2. La presenza di espressioni nel loro libro sacro che attestano il vero monoteismo dei buddisti[8].
3. Il viaggio spirituale del Buddha dal mondo della pluralità (mondo materiale) a quello dell’unicità e la sua uscita dal mondo dell’unicità per guidare la gente[9].
4. Il credo nell’impossibilità di conoscere l’essenza di Dio[10].
5. Il credo nella caducità di questo mondo[11].
6. Il credo nella presenza di un elemento spirituale nell’essere umano[12].
7. Il credere che con la morte del corpo, l’essere umano non finisce[13] e l’anima ritrova una nuova vita[14].
8. Il credere che l’essere umano, dopo la morte del corpo materiale, continuerà la sua vita con un corpo “immaginale”[15] [16].
b. La dottrina del buddismo originario
1. La concezione buddista di Dio
Buddha non ha mai parlato dell’essenza di Dio e non ne ha mai fatto oggetto del suo pensiero; infatti riteneva impossibile comprendere l’essenza di Dio[17]. In numerosi hadìth degli Imam sciiti (A) è stato proibito riflettere e parlare in merito all’essenza divina[18]. Il buddismo contemporaneo vuole scoprire e svelare il Creatore dell’Universo, e non dimostrarne l’esistenza[19].
Questo precetto nasce dagli insegnamenti del buddismo antico, infatti il Buddha considerava l’argomentazione razionale impotente a comprendere il mondo trascendente. Noi crediamo che l’intelletto possa riflettere sul mondo trascendente, ma la conclusione di questa riflessione, che si manifesta nella gnosi teorica e nella filosofia è che “io so di non sapere niente del mondo trascendente”. Infatti è possibile trovare accesso al mondo dell’immaterialità diventando immateriali e abbandonando i legami con il mondo materiale e questo è un punto in comune tra gli insegnamenti dell’Islam – l’ultima religione accettata da Iddio – e quelli del buddismo antico.
In alcuni passi del libro sacro del buddismo contemporaneo troviamo:
“Io sono Brahma. Io sono il dio grande e altissimo. Non sono stato generato e non sono una creatura. Io ho creato il mondo. Io sono il dio del mondo. Io posso creare, cambiare e donare vita, io sono il padre e il signore di tutto”[20]. Queste parole richiamano alla mente i dolci versetti della sura al-Tawhid.
Secondo altre espressioni del Nirvana, “colui che fa ciò che desidera” (Dio), è un essere sempiterno, stabile, atemporale , che non muore e che non è stato generato, il bene stesso, unico e l’unica virtù e perfezione possibile e irraggiungibile nella nostra vita[21].
Tenendo conto che il Buddha, fondatore del buddismo originario, non si è mai dichiarato una divinità assoluta né un essere infinito e non ha mai creduto in un dio antropomorfo[22], come sostiene il buddismo contemporaneo, bensì considerava tutte le creature del mondo fugaci, periture e mutabili[23], si può dedurre che le sopraccitate caratteristiche riguardanti le divinità, coincidono con quelle del Dio Unico, Colui che nessun pensiero può contenere, ed è estraneo a qualsiasi corpo materiale e limite che caratterizza gli altri.
3. La concezione buddista del mondo
Il Buddha originario prende in considerazione il mondo come se non avesse altro risultato che la guida e il giusto comportamento dell’essere umano. Egli sostiene che il mondo è una realtà fugace e legarsi ad esso, non porta altro che dolore e inquietudine, non è quindi degno di essere oggetto d’attaccamento [24].
L’imam Sadiq (A) descrive così la fugacità del mondo:
"... وَ اِن کانت الدّنیا فانیةً فالطمأنینة الیها لماذا"
“Se il mondo è perituro, perché legarsi ad esso?!”[25], l’imam Hasan al-Mujtaba chiarisce in altro modo la realtà del mondo:
"...اِنّ الدّنیا دارُ بلاءٍ وَ فِتنةٍ و کلُّ ما فیها الى زوال"
“Il mondo è la dimora delle difficoltà e delle prove, tutto ciò che si trova in esso è perituro”[26].
4. La concezione buddista dell’essere umano
Il Buddha originario insisteva sulla presenza di una componente spirituale nell’essere umano. L’essere umano non si annulla con la morte del corpo, ma continua la sua vita con un nuovo corpo (immaginale – celeste)[27].
Il Buddha credeva nella necessità di una guida (uomo perfetto e vigile cioè un profeta) e del seguirla, ma sosteneva pure che è l’essere umano stesso che deve seguire la via verso la perfezione[28]. Quando l’essere umano, seguendo la sua guida, percorre delle vie verso la perfezione e riesce a sopraffare la propria concupiscenza, diventa come una luce e trova la propria pace[29].
Il credo in un elemento trascendente nell’essere umano e la sua vita dopo la morte, nella necessità di una guida ed essere umano perfetto che possa indicare la retta vita e inoltre il fatto che debba essere l’individuo che percorre volontariamente la via verso la perfezione, sono concetti islamici incontestabili.
Il risultato di questa breve esposizione degli insegnamenti del buddismo originario, è che si può prendere in considerazione più seriamente la possibilità che esso abbia avuto come fonte la rivelazione.
È necessario prestare attenzione al fatto che il buddismo contemporaneo, per una serie di ragioni, non può essere considerato una religione monoteista e si è allontanato dalla sua versione originaria per i seguenti motivi:
- Crede nella trasmigrazione delle anime[30].
- Adora il Buddha[31].
- Il buddismo contemporaneo crede nell’irrazionalità, nella magia e nell’esorcismo, quando invece il Buddha esortò i suoi seguaci ad astenersi da tali questioni[32].
- Crede nella lettura dei Sutra in ricordo dell’epoca dei demoni, degli dei, delle figure immaginarie per ottenere la conoscenza, e che erano state create nella mente della gente nell’era dell’ignoranza. Il Buddha nega siffatte credenze, che hanno trovato spazio nel buddismo contemporaneo, e insiste sull’impegno dell’essere umano verso la perfezione.
- Il diffondersi nel buddismo contemporaneo di concetti incomprensibili, complessi e insensati. Nel buddismo originario queste astrusità erano assenti ed era una religione chiara come il sole[33].
Seconda motivazione: la storia di Bilawhar e Buzasif e la sua corrispondenza con Buddha
Questa storia è stata riportata per la prima volta nel libro Kamal al-Din[34], in seguito nel Bihar al-Anwar[35] e 'Ayn al-Hayat[36]. L’allamah Majlesi considera questo hadìth uno dei pochi esempi di troncamento del legame con il mondo e il comprenderne i difetti. Egli considera questa saggezza libera e svincolata da questioni come la materia prima, la materia e la forma, che non sono altro che una perdita di tempo, e che impediscono di raggiungere la beatitudine e la pace[37]. In questa storia Buzasif è presentato come uno dei profeti divini[38]. Ci sono alcuni indizi da cui si può dedurre che il Buzasif menzionato in questi hadìth è Buddha. Noi ci limitiamo a citarne due:
Il primo è l’indizio terminologico e la grafia. Quando i nomi persiani passano all’arabo, per la mancanza di alcune lettere che esistono nell’alfabeto persiano ma non in quello arabo, sono scritti in modo diverso: per esempio la lettera “pe”, che in arabo non esiste è sostituita da “fa” o “ba”, quindi pars verrà scritto fars, Pahlavi diventerà Fahlawi e con più modifiche pardis sarà firdaws. Inoltre la lettera “dal” in persiano antico aveva una pronuncia simile alla “ze”, come la “zal” araba, quindi veniva sostituita con quest’ultima lettera o la “za”, quindi per esempio Budasif era scritto Buzasif, e Bozorghmehr, Buzirjimihr. In verità i nomi propri, con il passare degli anni, sono stati letti e scritti in vari modi.
Il secondo indizio è la somiglianza tra la biografia di Buddha e l’hadìth riguardo a Buzasif[39], per esempio:
- Il luogo di nascita (India) e il fatto di appartenere a una classe sociale alta[40].
- Le previsioni degli astrologi concernenti il suo ascetismo e la sua profezia[41].
- L’insistenza del Buddha e di Buzasif sulla caducità e fugacità di questo mondo.
In base alla seconda motivazione, la teoria proposta prende corpo e si giunge a una risposta chiara per la domanda posta.
Per finire, ribadiamo quanto sostenuto fin dall’inizio: le due motivazioni riportate indicano che il buddismo originario era una religione monoteista. Come già detto, il buddismo, insieme allo zoroastrismo e il cristianesimo, si sono poi allontanati dagli insegnamenti originari dei loro Profeti (A) e sono stati alterati.
[1] Jalal al-Din Ashtiani, Erfan-e Budism, pag. 77.
[2] Ivi, pag. 364.
[3] Erfan-e Budism va Jenism, pag. 226. Cfr. : Manuchehr Khodayar Mohebbi, Eslamshenasi-e Dini-e Tatbiqi, pag. 160; Will Durant, Tarikh-e Tamaddon, trad. di Ahmad Aram, vol. 1, pag. 497.
[4] Sacro Corano 17:85.
[5] Tarikh-e Jame'e Adyan, trad. di Alì Asghar Hekmat, pag. 188.
[6] Cfr.: Wasa'il al-Shi'ah, vol. 11, pag. 122-124; Mohammad Reyshahri, Mizan al-Hikmah, vol. 2, pag. 66, Maktab a'lam al-Islami.
[7] Amir Hosseyn Ranjbar, Dar Josteju-ye Risheha-ye Asemani, vol. 1, pag. 42.
[8] Ivi, pag. 155.
[9] Cfr.: Tarikh-e Jame'e Adyan, pag. 184; Seyyed Hasan Amin, Baztab-e Ostureha-ye Buddha dar Iran wa Eslam, pag. 24.
[10] Seyyed Abutaleb Fanay e Mahmud Ebrahimyan, Dinshenasi-e Tatbiqi, vol. 1, pag. 57.
[11] Ivi, pag. 58.
[12] Ivi, pag. 60.
[13] Ibidem.
[14] Cfr.: Mohammad Baqer Mu'meni, Mohammad Sadeq Ansari e Alì Hamedani, Tarikh-e Jahan-e Bastan, vol. 1, pag. 381.
[15] Come quello di quando si sogna.
[16] Seyyed Abutaleb Fanay e Mahmud Ebrahimyan, Dinshenasi-e Tatbiqi, vol. 1, pag. 60.
[17] Ivi, pag. 57.
[18] Cfr.: Shaykh al-Saduq, al-Tawhid, trad. di Seyyed Hashem Hosseyni Tehrani, pp. 454-458.
[19] Dar Josteju-ye Risheha-ye Asemani, vol. 1, pag. 154.
[20] Ivi, pag. 155.
[21] Ibidem.
[22] Erfan, Budism wa Jennism, pp. 77, 90 e 107.
[23] Baztab-e Osture-ye Buda dar Iran wa Eslam, pag. 36; Dar Josteju-ye Risheha-ye Asemani, pag. 155; Dinshenasi-e Tatbiqi, vol. 1, pp. 54, 58 e 60. Negli hadith è riportato che il mondo è fugace e perituro, cfr.: al-Tawhid, pp. 376-378.
[24] Seyyed Abutaleb Fanay e Mahmud Ebrahimyan, Dinshenasi-e Tatbiqi, vol. 1, pp. 58-60; Erfan, Budism wa Jennism, pag. 235.
[25] Al-Tawhid, pp. 376-378.
[26] Ibidem.
[27] Cfr.: Seyyed Abutaleb Fanay e Mahmud Ebrahimyan, Dinshenasi-e Tatbiqi, vol. 1, pp. 60-62.
[28] Erfan, Budism wa Jennism, pag. 296.
[29] Tarikh-e Jame'e Adyan, pp. 188-191.
[30] Cfr. : Alì Asgar Hekmat, Noh Goftar dar Tarikh-e Adyan, pag. 77; Tarikh-e Jahan-e Bastan, pag. 381; Tarikh-e Jame'e Adyan, pp. 188-191; Alì Akbar Kasmay, Khodabavari dar Din va Falsafe.
[31] Dinshenasi-e Tatbiqi, pp. 57 e 58; cfr.: Abdollah Moballeghi Abadi, Tarikh-e Adyan va Mazaheb-e Jahan, vol. 1; Dar Josteju-ye Risheha-ye Asemani, vol. 1, pag. 42.
[32] Erfan, Budism wa Jennism, pag. 299.
[33] Ivi, pag. 77.
[34] Shaykh al-Saduq, Kamal al-Din wa Tamam al-Ni'mah, trad. di Alì Akbar Ghaffari, pp. 577-638.
[35] Allamah Majlesi, Bihar al-Anwar, vol. 75, pp. 383-485.
[36] Allamah Majlesi , 'Ayn al-Hayat, pp. 315-386.
[37] Ivi, pag. 386.
[38] Ivi, pag. 381-384.
[39] Baztab-e Osture-ye Buddha dar Iran va Eslam, pp.44-81.
[40] 'Ayn al-Hayat, pag. 322; Hashim Razi, Adyan-e Bozorgh-e Jahan, pag. 178.
[41] 'Ayn al-Hayat, pag. 322; Adyan-e Bozorgh-e Jahan, pag. 188.