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Come riportato nella domanda le prove divine non vengono utilizzate per colmare una lacuna della Sua conoscenza, poiché Lui conosce tutto, invero, dai versetti coranici e dagli hadìth si deduce che le prove sono una tradizione e legge divina. Inoltre questa tradizione a sua volta si basa su un’altra, ovvero l’educazione e la guida generale di Dio. Iddio, attraverso la religione creata per gli esseri umani e i fenomeni creati, ha dato la possibilità agli uomini di sviluppare e mettere in atto le proprie capacità e talenti potenziali, per essere in tal modo guidati verso la propria perfezione.
Nei testi islamici per definire l’esame divino si utilizzano vari termini. Uno di questi è “fitnah”, che significa purificazione dell’oro. Negli hadìth è stato riportato che gli esseri umani vengono provati come viene saggiato l’oro. L’essenza dell’esistenza umana è oro che viene purificato nelle fornaci degli eventi e prove divine. Un altro effetto degli esami divini è il risveglio dell’essere umano dal sonno della negligenza. Iddio nei versetti del sacro Corano ha definito gli eventi spiacevoli in cui s’imbatte l’essere umano come una prova per risvegliarlo. In realtà si può dire che questi eventi sono come le curve create appositamente per impedire al conducente di un veicolo di addormentarsi a causa della monotonia della strada.
Queste prove sono altresì necessarie, affinché i miscredenti e i corrotti possano mettere in atto le proprie bassezze. In altre parole Iddio mette alla prova gli esseri uomini in base a due voleri. Uno è il volere cosmologico e l’altro legislativo: il primo è che sia il credente che il miscredente possano attuare le proprie capacità, buone o cattive che siano; mentre il volere legislativo di Dio, in questi esami, è che l’essere umano mostri solo il proprio lato positivo e sviluppi le sue capacità migliori.
La prova da parte di Dio non è conoscitiva poiché Egli sa tutto. In realtà è una tradizione divina basata su un'altra tradizione cosmologica, ovvero la guida generale di Iddio dal punto di vista del Suo legame con le creature vincolate da dei doveri come l’essere umano.
Iddio elargisce diversi tipi di guida:
1. Una guida particolare che riguarda alcuni individui speciali ed esclude alcuni gruppi: “… Allah non guida gli ingiusti”[1]; “… Allah non guida la gente malvagia”[2]. Il contrario di questa guida è la deviazione.
2. La guida per indicare la via, che comprende sia il credente che il miscredente, ma non chi è privo di capacità di discernimento (come i vegetali e le cose inanimate). “E gli abbiamo indicato la Retta Via, sia esso riconoscente o ingrato”[3], “Guidammo i Thamud …”[4].
3. La guida cosmologica che è generale sia per quanto concerne la sua applicazione che il risultato. “… Colui che ha dato a ogni cosa la sua propria natura e poi l'ha guidata sulla retta via”.[5] Questa riguarda tutti (dotati di capacità di discernimento o meno). “Colui che ha creato e dato forma armoniosa, “Colui che ha decretato e guidato”[6].
Per “decretare” (qaddara), in questo ultimo versetto, s’intende la creazione di cause e conseguenze che guidano la creatura verso l’obiettivo della loro creazione; Dio in questo versetto considera la guida un effetto di questo decreto.
Le cose, per mezzo di questa guida generale, vengono elevate verso il proprio obiettivo e nessuna creatura è esclusa da questa legge generale. L’essere umano non raggiunge la propria perfezione se non mettendo in atto le proprie azioni con il libero arbitrio. In altre parole la perfezione dell’umanità è composta di un insieme di azioni volontarie per le quali Dio ha varato una serie di ordini e divieti (la religione). Inoltre ha disposto degli eventi sociali e personali (alcuni selezionabili dall’individuo stesso e altri no), affinché trovandosi di fronte a essi metta in atto le proprie forze e capacità potenziali e sia beato o maledetto nell’Aldilà. Per questo motivo le regole e gli eventi appena citati vengono chiamati prove.
In altre parole Dio mette alla prova l’essere umano tramite la religione e degli eventi; attraverso questi due si capisce lo stato dell’essere umano riguardo all’obiettivo verso il quale lo richiama la religione.
Quindi la prova divina si basa sull’educazione generale di Dio e con essa ogni essere umano si rende conto da che parte sta: quella di coloro che saranno premiati o coloro che saranno castigati[7].
Il sacro Corano definisce la prova divina in questo modo: “E [affinché] Allah purifichi i credenti e annienti i negatori” (3:141).
Tramite le prove che si succedono una dopo l’altra, la fede e le qualità, esteriori e ingannevoli, dei miscredenti ipocriti vengono svelate.[8] Inoltre per i miscredenti vi è anche un altro tipo di fine che il Corano riferisce in questo modo: “… Il felice esito è nel timore di Allah”[9], oppure “… La terra sarà ereditata dai Miei servi devoti”[10].
In conclusione gli esiti positivi della prova divina si possono sintetizzare in questo modo:
1. Manifestazione delle capacità nascoste e creazione di uno spirito di resistenza. Il nobile Alì (A) disse: “Nel cambiamento, nelle difficoltà della vita quotidiana si riconosce l’essenza degli esseri umani”.[11] L’imam Ridha (A) invece disse: “Gli esseri umani vengono saggiati come l’oro e vengono anche purificati come quest’ultimo”.[12]
Il termine arabo fitnah significa purificazione dell’oro.[13] L’oro viene scaldato affinché le impurità si brucino e l’oro diventi puro. Anche l’essenza dell’esistenza umana è oro che Iddio ha voluto purificare tramite la concupiscenza, la rabbia, la difficoltà, ecc. Quindi bisogna dire che questa prova è un mezzo per educare e perfezionare gli esseri umani.
Oggi i soldati vengono addestrati con lavori pesanti e duri affinché il livello del loro operato salga; la prova divina è un esercizio per rafforzare la forza interiore dell’uomo. L’imam Alì (A) disse: “Nonostante Iddio conosca meglio la gente di quanto essa conosca se stessa, gli esseri umani vengono provati per mettere in atto delle azioni tramite le quali diventino degni di essere premiati o castigati”[14]; questa è la migliore opportunità affinché l’essere umano conosca le proprie capacità e si sforzi di svilupparle. Inoltre è una prova determinante di modo che il giorno del giudizio non dichiari di essere degno di ciò che non gli spetta.
2. Evitare la negligenza: Iddio non mette alla prova l’essere umano solo con delle avversità ma a volte anche il benessere, il potere e la salute vengono considerati mezzi della prova divina.[15] Queste grazie talvolta rendono l’essere umano talmente superbo da diventare la causa del suo annientamento e di quello altrui. Iddio per salvare e risvegliare un tale individuo lo pone di fronte a delle disgrazie in modo da provarlo nuovamente, cosicché distingua la via retta dal fosso e apprenda che tutto il creato e i benefici appartengono a Dio; Egli non dev’essere dimenticato e non bisogna sprofondare nel peccato. Alcune avversità sono come i dossi o le curve artificiali costruiti perché i conducenti di veicoli non si addormentino ed escano di strada. In molti versetti del Corano[16] si accenna a questo esito educativo; a volte l’obiettivo è “ricordare”, a volte “supplicare” e in alcuni casi “fare ritorno”. Questo è dovuto al fatto che il ritorno presso Dio si compone di vari livelli, il primo è il ricordo, il secondo la supplica e, in seguito, l’individuo modifica il proprio sentiero e fa ritorno a Lui.[17]
Il nobile Alì (A) riguardo a questo punto coranico disse: “Iddio, quando i suoi servi compiono peccato, li prova diminuendo i loro benefici affinché chi vuol essere perdonato chieda perdono, chi deve astenersi dal peccato si astenga e chi vuole apprendere apprenda …”[18].
A questo punto sorge una domanda: se è così, perché i devoti di Dio, gli Imam e i Profeti (pace su tutti loro) vengono messi alla prova?
La risposta è: come già detto in precedenza questa è una tradizione generale di Dio che comprende tutti.
Il Principe dei Credenti (A) disse: “Anche i Profeti venivano messi alla prova affinché il loro grado aumentasse”[19].
Con queste spiegazioni abbiamo chiarito l’obiettivo dell’esame divino e che questo non è per conoscere lo stato dell’essere umano, ma perché questi metta in atto le proprie potenzialità.
[1] Sacro Corano, 62:5. Questa prova serve affinché l’essere umano metta in atto le proprie azioni e non per colmare una lacuna della conoscenza di Dio.
[2] Sacro Corano, 61:5.
[3] Sacro Corano, 76:3.
[4] Sacro Corano, 41:17.
[5] Sacro Corano, 20:50.
[6] Sacro Corano, 87:2-3.
[7] “In verità abbiamo voluto abbellire la terra di tutto quel che vi si trova per verificare chi di loro opera al meglio” (sacro Corano, 18:7); per approfondire confrontare anche i seguenti versetti: 76:2; 41:35; 3:154; 89:6; 64:15; 47:4; 7:163; 8:17; 29:3; 2:124; 37:106; 20:40; 6:165; 33:11; 67:2.
[8]Cfr. al-Mizan, vol. 16, pag. 100; vol. 9, pag. 124; vol. 4, pp. 30-36; Traduzione al-Mizan in persiano, vol. 4, pp. 46-55; Tafsir-e Mozu'y Qor’'an, Javadi Amoli; vol. 4, pag. 267-284; Mizan al-Hikmah, vol. 9, pag. 70.
[9] Sacro Corano, 20:132.
[10] Sacro Corano, 21:105.
[11] Nahju al-Balaghah, sentenza 217.
[12] Usul al-Kafi, traduzione di Seyyed Javad Mostafavi, vol. 2, pag. 196.
[13] Aqrab al-Mawarid, vol. 2, pp. 901-902; Mofradat Ragheb, pag. 371.
[14] Nahju al-Balaghah, sentenza 93.
[15] Cfr. Javadi Abdollah, Tafsir-e Mozu'y Qor'an, vol. 4, pp. 267-286.
[16] Sacro Corano, 7:30, 94 e 168; 30:41; 32:21; 9:126.
[17] Cfr. Payam-e Qor'an, vol. 4, pp. 470-475.
[18] Nahju al-Balaghah, sermone 143.
[19]Bihar al-Anwar, vol. 4, pag. 235, hadìth 54.