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Data aggiornamento: 2011/02/08
Domanda concisa
Il detto dell’Imam Alì (A): “Abbandonatemi e cercato qualcun altro all’infuori di me!”, non è in contrasto col credere che l’imamato sia un incarico divino?
Domanda
L’autore del Nahj al-Balaghah - libro sciita attendibile - riporta che Alì (A) si rifiutò di accettare il califfato (dopo 'Uthman) e disse: “Abbandonatemi e cercato qualcun altro all’infuori di me!” (Nahj al-Balaghah, pag. 136; vedi anche pp. 322, 366 e 367).
Ciò non invalida la scuola sciita? Voi affermate che Alì ha ricevuto l’investitura di califfo e imam da parte di Dio, allora perché egli l’ha rifiutata?!
Risposta concisa

Il fatto che l’incarico dell’imamato e della wilayah di Alì (A) sia da parte divina e Iddio lo abbia scelto per questo, è stato dimostrato con validi e sicuri motivi. Riguardo al significato del detto di Alì (A): “Abbondonatemi e cercato qualcun altro all’infuori di me!”, dobbiamo ricordare che nonostante la legittimità dell’imamato sia stabilita in base all’incarico divino, però nella pratica e nell’accettazione dipende dalla fedeltà e dall’approvazione della gente. L’Imam Alì (A) in questo discorso (di cui voi avete riportato solo una breve parte) indica che le condizioni per accettare l’imamato non erano ancora mature, al contrario c’erano degli ostacoli. Con questo dialogo voleva dare un ultimatum alla gente, eliminare gli ostacoli affinché la gente si preparasse completamente e non rimanesse alcuna scusa per opporsi.

Infatti l’Imam (A) nella frase successiva disse: “Poiché noi ci imbatteremo in eventi e questioni complesse, sediziose, dai vari volti, i cuori non rimarranno fedeli e gli intelletti non rispetteranno questo patto. L’orizzonte della verità verrà coperto dalle nuvole della corruzione e la vera retta via rimarrà sconosciuta. Fate attenzione che se accetto il vostro invito, mi comporterò secondo la mia conoscenza e non ascolterò ciò che alcuni diranno o biasimeranno”.

Risposta dettagliata

L’investitura divina dell’incarico dell’imamato

Gli sciiti sono convinti che l’imamato è un ruolo religioso legittimato e deciso da Iddio; non è una monarchia terrena, né soggetto a fattori sociali.

Gli storici narrano che il Profeta di Dio (S) quando andò presso la tribù “Bani 'Amir ibn Sa'sa'ah” per invitarla alla religione di Dio e aiutarlo nella propria missione, un membro di quella tribù chiamato “Bayharah ibn Firas” replicò al Profeta (S): “Se noi ti seguiamo e Iddio ti concede la vittoria contro i tuoi avversari, ci lasci il califfato dopo di te?”.

Il Profeta (S) gli rispose: “La questione dell’imamato appartiene a Dio (non a me) e la affiderà a chi vuole Lui”.[1]

Dalle parole del Profeta (S) si capisce chiaramente che la sua successione è un incarico divino, un diritto di Dio e del Suo Profeta (S), non della gente. Quindi neanche il Profeta (S) aveva un ruolo autonomo nel scegliere il proprio successore, ma lo scelse per ordine divino. In realtà la filosofia del sigillo della profezia è legata all’incarico dell’imam infallibile, infatti è tramite tale imam che vengono controllate le questioni e il bene della società islamica dopo la morte del Profeta (S).[2]

In questo articolo non è possibile dimostrare in modo esaustivo tale questione; in alcuni libri, però, è stata approfondita, per esempio nei libri “Al-Ghadir” dell’allamah Amini e “Al-Muraji'at” dell’allamah Seyyed Sharaf al-Din.

Adesso citiamo alcuni versetti che indicano che questo ruolo e la scelta di Alì (S) sono divini, ovvero avvengono per ordine di Dio:

1.     Oggi ho reso perfetta la vostra religione, ho completato per voi la Mia grazia e Mi è piaciuto darvi per religione l'Islam”.[3]

Oltre ai sapienti e agli esegeti sciiti, anche alcuni esperti di hadìth ed esegeti sunniti, hanno riportato alcuni hadìth del Profeta da parte di alcuni suoi Compagni che dimostrano che il versetto in questione fu rivelato il giorno di Ghadir Khum, dopo che il Profeta (S) ebbe proclamato la wilayah di Alì (A).

Khatib Baghdadi citando un hadìth attendibile del Profeta (S) da parte di uno dei suoi compagni, Abu Hurayrah, riporta che egli disse: “Chiunque digiuni il diciassettesimo giorno del mese di Zi al-Hajjah, gli saranno registrati sessanta mesi di digiuno. Quel giorno è Ghadir Khum, quando il Profeta (S) prese la mano di Alì (A) e disse: ‘Non sono forse io la guida e tutore dei credenti?’ Disse (la gente): ‘Sì, o inviato di Dio’. Il Profeta (S) disse: ‘Per chiunque io sia la sua guida, anche Alì è la sua guida’. Dopo di che 'Omar ibn al-Khattab disse: ‘Complimenti, o figlio di Abu Talib, che sei diventato la mia guida e quella di tutti i musulmani’. Subito dopo Iddio rivelò questo versetto (Oggi ho completato per voi la vostra religione …)”.[4]

Questo hadìth è stato riportato anche da Hakim Haskani Hanafi, Ibn 'Asakir Dimashqi, Kharazmi, Ibn Maghazili, Sibt ibn Jawzi Hanafi e Ibrahim ibn Muhammad Juwayni.[5]

Anche da un altro compagno del Profeta (S), Abu Sa'id Khadri, è stato tramandato un hadìth attendibile dal contenuto simile a quello precedente. Esso dice: “Il Profeta (S) invitò la gente alla wilayah di Alì (A), prese il suo braccio e lo alzò. La gente non si era ancora dispersa che venne rivelato questo versetto ‘Oggi ho completato per voi la vostra religione …’ In seguito l’Inviato di Dio disse: ‘Allah Akbar che la religione è stata completata e la grazia terminata, e per il compiacimento di Dio della mia missione e della wilayah di Alì (A) dopo di me”.[6]

Come abbiamo visto gli hadìth di Abu Hurayrah e Abu Sa'id Khadri indicano che il versetto del completamento della religione fu rivelato a Ghadir Khum e riguarda l’imamato e la wilayah di Alì (A).

  1. “O Messaggero, comunica quello che è sceso su di te da parte del tuo Signore; ché se non lo facessi non assolveresti alla tua missione. Allah ti proteggerà dalla gente. Invero Allah non guida un popolo di miscredenti”.[7]

Anche a proposito di questo versetto, sciiti e sunniti, hanno riportato che fu rivelato a Ghadir Khum e in merito alla wilayah di Alì (A).[8]

  1. “In verità le vostre guide sono Allah, il Suo Messaggero e i credenti che assolvono all'orazione e danno l’elemosina compiendo il ruku'”.[9]

Secondo gli hadìth attendibili da parte sciita, anche questo versetto fu rivelato riferendosi al nobile Alì (A) e anche i sunniti con diversi hadìth hanno confermato tale contesto della rivelazione.[10] In particolar modo nessuno può attribuire il significato di amico e alleato alla parola wali del versetto in questione, poiché l’amicizia e l’alleanza riguardano tutti i musulmani, non solo coloro che donano l’elemosina durante il ruku' (genuflessione della preghiera).

Considerando questi sacri versetti, insieme all’hadìth mutawatir[11] del Profeta (S), ovvero “Per chiunque io sia la sua guida, anche Alì lo è”, possiamo chiaramente capire che il ruolo dell’imamato e della successione del Profeta (S) è un incarico divino e dev’essere scelto da parte di Dio, non presenta solamente un aspetto terreno per governare.

Il significato della frase del Principe dei Credenti (A)

Riguardo al significato della frase del Principe dei Credenti (A), ovvero “Abbondonatemi e cercate qualcun altro all’infuori di me!”, dobbiamo ricordare che nonostante la legittimità dell’imamato sia decisa attraverso l’investitura divina, tuttavia la sua attuazione e approvazione dipendono dalla fedeltà e dal consenso della gente. L’Imam (A) in questo discorso (di cui voi avete riportato solo una piccola parte iniziale) indica che le condizioni per l’attuazione e l’approvazione non erano ancora complete e che esistevano degli ostacoli; con queste parole voleva dare un ultimatum alla gente, eliminare gli ostacoli in modo che la gente fosse completamente pronta e non ci fossero scuse per gli oppositori.

Infatti quel nobile nella frase successiva disse: “Poiché noi ci imbatteremo in eventi e questioni complesse, sediziose, dai vari volti, i cuori non rimarranno fedeli e gli intelletti non rispetteranno questo patto. L’orizzonte della verità verrà coperto dalle nuvole della corruzione e la vera retta via rimarrà sconosciuta. Fate attenzione che se accetto il vostro invito, mi comporterò secondo la mia conoscenza e non ascolterò ciò che alcuni diranno o biasimeranno”.[12]

Ibn Abi al-Hadid (un sapiente sunnita) nell’esegesi del Nahj al-Balaghah scrisse: “Gli imamiti in merito a questa frase hanno detto che coloro che erano venuti per giurare fedeltà ad Alì (A) erano gli stessi che avevano giurato fedeltà ai califfi precedenti; 'Uthman aveva negato loro privilegi e beni che gli Omaidi avevano già derubato durante il suo califfato. Quindi dopo la morte di ‘Uthman dissero ad Alì (A) che gli avrebbero giurato fedeltà a condizione che seguisse la prassi di Abubakr e Omar che non desideravano i beni solo per se stessi e i propri familiari. In altre parole, in cambio del loro giuramento di fedeltà, chiesero ad Alì di dividere il bene comune (bayt al-mal) tra di loro come facevano Abubakr e Omar. Alì (A) non accettò e li invitò a giurare fedeltà a qualcun altro che seguisse la prassi di quei due”.[13]

Ibn Abi al-Hadid in un’altra parte della propria esegesi riporta da parte imamita che: “Alì (A) in questo contesto non negava di essere degno di questo incarico, in realtà voleva evitare una sedizione. Invece Abubakr una volta disse che non era il migliore e il più degno tra i musulmani per questo incarico”.[14]

Anche l’allamah Majlesi riguardo a questa frase dell’Imam (A) disse: “Chi si sofferma su ogni parola di questa frase ne deduce chiaramente il significato. Poiché quel nobile nella frase successiva disse: ‘C’è di mezzo una questione alla quale i cuori non reggeranno e la [retta] via diventerà sconosciuta’. Quindi il motivo per il quale l’Imam (A) non accettò fu la presenza di un ostacolo, non che non fosse stato investito per questo ruolo e non ne fosse degno”.[15]

Egli nella spiegazione di questo hadìth disse: “I destinatari di queste parole sono coloro che chiesero ad Alì (A) di accettare il governo sperando che li preferisse nelle donazioni e negli incarichi importanti. È per questo stesso motivo che Talhah e Zubayr infransero il patto già il secondo giorno e rimproverarono l’imam Alì (A) di comportarsi equamente con tutti; inoltre Abdullah ibn 'Umar, Sa'id ibn al-'As, Marwan e simili, non accettarono ciò che era stato suddiviso tra loro. Fu in quest’occasione che l’Imam (A) replicò loro: ‘Abbondonatemi e cercato qualcun altro all’infuori di me!’ Perché voleva dare loro un ultimatum e avvertirli che in futuro si sarebbero imbattuti in diversi eventi che non avrebbero sopportato; inoltre dichiarò che non avrebbe esaudito i loro desideri dopo il patto di fedeltà, né prestato attenzione ad alcun biasimatore”.[16]

Oltre agli argomenti precedenti, pure alcuni sermoni del Principe dei Credenti (A) riportati nel Nahj al-Balaghah, confermano la teoria sciita imamita. Quel nobile specificò che il califfato era un suo diritto. Alcuni esempi di questi discorsi sono i seguenti:

Nessuno può essere confrontato con la famiglia del Profeta (S), anche coloro che sono stati educati dalla Gente della Casa del Profeta (A) non saranno mai pari a loro. La Famiglia del Profeta (A) è la base della religione, essi sono i saldi pilastri della certezza. Chi si è precipitato davanti a loro deve tornare indietro da loro e chi è rimasto indietro raggiungerli, poiché le caratteristiche del diritto alla wilayah appartengono a loro, il testamento del Profeta (S) riguardo al califfato dei musulmani e l’eredità della profezia appartengono a loro. Adesso (che mi avete affidato il califfato) il suo diritto è di nuovo tornato ai suoi proprietari, da dove era stato allontanato.[17]

L’Imam (A) nel discorso precedente specifica che il califfato è un suo diritto, ma fino al quel momento era fuori luogo, e adesso che gli affidano il califfato, il suo diritto torna al proprio posto.

In un altro punto del Nahj al-Balaghah è stato riportato che:

(Nel giorno in cui si era riunita l’assemblea che avrebbe poi scelto 'Uthman come califfo dopo 'Umar) Un individuo disse: “Figlio di Abutalib, tu brami il califfato”. Egli gli rispose: “Per Dio! Voi, nonostante siate più lontani dal Profeta dell’Islam (S), siete più bramosi. Certamente io richiedo solo il mio diritto che voi state ostacolando e mi state rifiutando”.[18]

In un altro punto di questo sermone troviamo scritto:

O Dio, faccio causa presso Te ai Quraisciti e a tutti coloro che li hanno aiutati, poiché essi hanno interrotto il legame familiare con me, hanno sottovalutato il mio ruolo e nobiltà, e si sono uniti nell’ignorare il mio diritto: la questione del califfato che apparteneva solamente a me”.[19]

Gli esempi appena citati e altri ancora che sono stati riportati nel Nahj al-Balaghah e altri testi fondamentali della Ummah Islamica, indicano chiaramente che Alì (A) considerava il califfato un suo diritto inalienabile. Il fatto che lo sciita considera il califfato un ovvio diritto di Alì (A), è un credo che egli ottiene dal Corano, dagli hadìth mutawatir del Profeta (A) e dai discorsi dello stesso Alì (A). Per quanto concerne il rifiuto del califfato da parte di Alì dopo 'Uthman, invece, vi sono specifici motivi di cui alcuni sono stati citati in precedenza.



[1] Sirat ibn Hisham, vol. 2, pag. 66; Ibn Kathir, Al-Bidayah wa al-Nahayah, vol.3, pp. 139 e 140; Ibn Habban, Kitab al-Thiqat, vol. 1, pp. 89 e 90; Alì ibn Burhan al-Din Halabi, Sirat Halabiyyah, vol. 2, pag. 3; Muhammad Yusuf e Muhammad Ilyas Kamdihlawi, Hayat al-Sahabah, vol.1, pag. 69.

[2] Mohammad Taqi Mesbah Yazdi, Amuzesh-e 'Aqa'ed, vol. 2, pp. 303 e 304 (con qualche modifica).

[3] Sacro Corano, 5:3.

[4] Khatib Baghdadi, Tarikh Baghdad, vol. 8, pag. 290. È importante sapere che Khatib Baghdadi ha riportato questo hadìth citando due fonti attendibili.

[5] Hakim Haskani, Shawahid al-Tanzil, vol. 1, pag. 200; Ibn 'Asakir, Tarikh Madinat Damishq, vol. 42, pp. 233, 234 e 237; Manaqib Khawarazmi, pag. 135; Manaqib Ibn Maghazali, pag. 19; Sabt ibn Jawzi, Tazkirat al-Khawas, pag. 36; Juwayni, Fara'id al-Simtayn, vol. 1, pag. 72.

[6] Hakim Haskani, Shawahid al-Tanzil, vol. 1, pag. 200; Manaqib Khawarazmi, pag. 135; Juwayni, Fara'id al-Simtayn, vol. 1, pag. 72; Al-Qasimi, Mahasin al-Ta'wil, vol. 6, pp. 4 e 50.

[7] Sacro Corano, 5:67.

[8] Usul al-Kafi, vol. 1; pag. 289, hadìth 4; Suyuti, al-Dur al-Manthur, vol. 2, pag. 298; Hakim Haskani, Shawahid al-Tanzil, vol. 1, pag. 249.

[9] Sacro Corano, 5:55.

[10] Hakim Haskani, Shawahid al-Tanzil, vol. 1, pg. 209; Mahmud Zamakhshari, Al-Kashshaf, vol. 1, pag. 649; Suyuti, Al-Dur al-Manthur, vol. 2, pag. 293; Usul al-Kafi, vol. 1, pag. 289, hadìth 4.

[11] Un hadìth è definito “mutawatir” quando è stato trasmesso da un numero talmente elevato di catene di trasmissione differenti che sarebbe stato impossibile per tutti i trasmettitori concordare su una fabbricazione.

[12] Nahj al-Balaghah, sermone 92.

[13] Abdul-Hamid ibn Abi al-Hadid Mu'tazili, Sharh Nahj al-Balaghah, vol. 7, pag. 34.

[14] Ivi, vol. 1, pag. 170.

[15] Allamah Majlesi, Bihar al-Anwar, vol. 32, pag. 38.

[16] Ivi, pag. 36.

[17] Nahj al-Balaghah, sermone 2.

[18] Ivi, sermone 172.

[19] Ibidem.

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