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Dall’insieme dei versetti del Corano, delle informazioni della Bibbia e delle testimonianze storiche, si può concludere che queste popolazioni risiedevano nei territori nord-asiatici e con le loro barbare invasioni sconvolgevano i territori meridionali e occidentali. Grazie alla barriera di Zu al-Qarnayn, la loro invasione fu fermata per lungo tempo ma alla fine dei tempi ritorneranno. Alcuni considerano l’invasione dei Mongoli il loro ritorno e altri affermano che non sono ancora tornate e resusciteranno alla fine dei tempi.
La principale fonte d’informazione in merito a Gog e Magog è il Corano, tuttavia sono stati citati anche nella Bibbia. Gli esegeti e gli storici, basandosi su queste fonti e le testimonianze storiche, hanno avanzato delle ipotesi riguardo a queste popolazioni.
Il Corano in due punti cita Gog e Magog dicendo: “Quando [Zu al-Qarnayn o Bicorne] giunse alle due barriere, trovò tra di loro un popolo che quasi non comprendeva alcun linguaggio. Dissero: «O Bicorne, invero Gog e Magog portano grande corruzione sulla terra! Ti pagheremo un tributo se erigerai una barriera tra noi e loro»”. Il Corano,dopo aver spiegato la costruzione di questa barriera, prosegue: “Cosi non poterono scalarlo e neppure aprirvi un varco”[1].
Da questi versetti si può dedurre che Gog e Magog erano una popolazione dispotica che fu fermata grazie alla barriera costruita da Zu al-Qarnayn.
Il Corano in un altro versetto dice: “Fino al momento in cui si scateneranno Gog e Magog e dilagheranno da ogni altura. La vera promessa si approssima …”[2]. Questo versetto predice che, alla fine dei tempi, Gog e Magog scenderanno di nuovo dalle montagne. Termina qua ciò che si può comprendere dal Corano in merito a questa popolazione.
Anche nella Bibbia sono presenti delle informazioni al riguardo: dalla Genesi, il Libro di Ezechiele e l’Apocalisse di Giovanni si può desumere che Gog e Magog erano un popolo o delle popolazioni che risiedevano in zone abitate del nord Asia ed erano dedite alla guerra, alla sedizione e al saccheggio[3].
Oltre ai versetti certi del Corano e della Bibbia che citano questa popolazione, le altre informazioni degli storici e degli esegeti sono state ottenute da testimonianze storiche non appurate.
L’allamah Tabatabai nell’esegesi Al-Mizan scrisse: “Gli esegeti e gli storici hanno analizzato attentamente ed esaustivamente questa vicenda; la maggior parte afferma che Gog e Magog era una grande popolazione stanziata nell’Asia settentrionale”[4].
Inoltre alcuni hanno detto che Gog e Magog era una popolazione che abitava nella parte settentrionale dell’Asia e le sue città si estendevano dal Tibet e dalla Cina fino al Mar Glaciale Artico, e a occidente arrivavano fino al Turkmenistan. Tale opinione è stata riportata dai libri Fakihat al-Khulafa', Tahzib al-Akhlaq di Ibn Muskuyah e Rasa'il Ikhwan al-Saffa[5].
L’allamah Hosseyni Tehrani nel proprio libro Ma'adshenasi, confrontando le parole originali di Ya'juj e Ma'juj (Gog e Magog in arabo) con le varie opinioni avanzate al riguardo, è giunto alla conclusione che i due vocaboli derivino dal cinese Mungug e Munciug che si sono poi trasformati in Ya'juj e Ma'juj nella lingua ebraica e araba, e in Gog e Magog nella lingua greca. Dall’analogia tra Magog e Mungug si può dedurre che questa parola sia l’evoluzione della definizione cinese Mungug. Allo stesso modo il termine munghul e quello arabo mughul (corrispondenti all’italiano mongolo). Gog e Magog sono pertanto i Mongoli che molto tempo fa vivevano nel nord-est asiatico e questa grande popolazione a volte invadeva la Cina e altre nazioni; attraverso l’istmo del Caucaso attaccava l’Armenia e la Persia. Dopo la costruzione della barriera, in certe occasioni, assaliva anche il nord dell'Europa, dove erano conosciuti come sciti. Alcuni loro gruppi attaccarono anche l’Impero Romano rovesciandone il potere. I greci li chiamavano Sei tehin; questo termine è presente anche nelle incisioni del re Dario situate nella città di Estakhr, nella provincia iraniana di Fars.[6]
Nel Corano la loro fine non viene menzionata esplicitamente; si può tuttavia dedurre che con la costruzione della barriera, la via dei loro saccheggi era stata chiusa. Dai versetti e dagli hadìth non si capisce se siano ancora in vita, mentre basandosi sulla recitazione coranica della XXI sura da parte di Ibn 'Abbas, si comprende che sono morti. Ibn 'Abbas ha pronunciato la parola hadab (che significa luogo innalzato), jadath (che invece significa tomba)[7]. In questo caso il significato del versetto sarebbe il seguente “Fino al momento in cui Gog e Magog usciranno rapidamente dalle loro tombe”.[8]
Pure in alcuni hadìth che interpretano questo versetto, viene riportato che alla fine dei tempi Gog e Magog ritorneranno sulla terra[9]; questo dimostra che adesso non sono in questo mondo ma vi ritorneranno.
Anche la loro futura invasione è un tema discordante. Alcuni ricercatori riferendosi al versetto in questione, sono convinti che il ritorno di Gog e Magog sia già accaduto e corrisponderebbe all’invasione dei Tartari (Mongoli) nell’Asia occidentale durante il XIII secolo; poiché essi in quell’epoca insorsero spargendo sangue, devastando villaggi, sterminando la gente e saccheggiando i lori beni, e commisero quindi crimini che nella storia dell’umanità non hanno eguali. Essi invasero la Cina, il Turkmenistan, l’Iran, l’Iraq, la Siria e il Caucaso fino all’Anatolia, e ogni paese o villaggio che opponeva resistenza, veniva raso al suolo e la sua popolazione sterminata.[10]
A questi ricercatori si può replicare dicendo che se Gog e Magog erano già morti in un passato remoto dopo la costruzione della barriera, e devono tornare sulla terra in futuro, non possono essere i Mongoli, poiché essi non erano resuscitati.
In conclusione bisogna dire che tutte le ipotesi riferite, pur non essendo impossibili, non sono verificabili e occorre quindi limitarsi alle informazioni certe riportate nel sacro Corano.
[1] Sacro Corano, 18:93-97.
[2] Sacro Corano, 21:96-97.
[3] Seyyed Mohammad Hosseyn Hosseyni Tehrani, Ma'adshenasi, vol. 4, pag. 85, sito dell’istituto “Tarjome va nashr-e dore-ye 'olum va ma'aref-e eslami”.
[4] Seyyed Mohammad Hosseyn Tabatabai, Al-Mizan fi tafsir al-Qur'an, traduzione di Seyyed Mohammad Baqer Musavi Hamedani, vo. 13, pag. 542, Daftar-e entesharat-e eslami, 1995.
[5] Seyyed Mohammad Hoseyn Hosseyni Tehrani, Ma'adshenasi, vol. 4, pag. 86.
[6] Ivi, pag. 87
[7] In arabo le parole حدب (hadab) e جدث (jadath) si differenziano solamente per i punti diacritici; le prime copie del Corano, infatti, non possedevano tali segni.
[8] Cfr.: Mohammad Javad Najafi Khomeini, Tafsir-e Asan, vol. 12, pag. 366, Entesharat-e Eslamieh, 1398 AH.
[9] Majlesi, Bihar al-Anwar, vol. 12, pag. 179, Al-Wafa', 1404 AH.
[10] Seyyed Mohammad Hosseyn Tabatabai, Al-Mizan fi tafsir al-Qur'an, traduzione di Seyyed Mohammad Baqer Musavi Hamedani, vol. 13, pag. 542.