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Data aggiornamento: 2011/07/18
Domanda concisa
È giusto limitare le donne?
Domanda
È giusto porre dei limiti alle donne e lasciare liberi gli uomini?
Risposta concisa

La prosperità della società dipende dal benessere degli individui, sia uomini che donne, e il loro benessere è ottenibile solo attraverso una corretta educazione. L’Islam, riguardo all’educazione dei figli (il primo stadio dell’educazione) e in altri livelli, offre consigli utili, che se messi in pratica correttamente, permetteranno alla società di essere sana, senza che sia più necessario imporre o imporre limiti esagerati.

L’Islam, in considerazione delle differenze fisiche, spirituali e psicologiche dell’uomo e della donna (ragazzo e ragazza) e delle loro caratteristiche peculiari, ha stabilito per ognuno di loro doveri particolari. Lo scopo dell’Islam nel far rispettare queste norme e doveri, è di proteggere i valori umani di uomini e donne, non di imporre loro limiti e rigore.

Risposta dettagliata

La prosperità della società è legata all’educazione e al benessere di tutti i suoi individui, uomini e donne. Se in una società sono moralmente sane solo le donne, e solo loro rispettano le norme educative ed etiche, mentre gli uomini vengono lasciati liberi e non le rispettano, questa società non sarà tranquilla. Anche nel caso contrario in cui gli uomini sono eticamente sani ma le donne libere, la società non sarebbe comunque sana, bensì sempre esposta a pericoli. La società sarà sana solo quando sia le donne che gli uomini saranno stati educati correttamente e saranno sani e, conoscendo i pericoli che li minacciano, si difendano da essi.

Poiché la donna e l’uomo possiedono caratteristiche peculiari, i fattori che favoriscono o impediscono il loro benessere sono diversi. Allo stesso modo di come in un giardino, ogni tipo di fiore o pianta necessita di essere curato in modo specifico, anche nella società umana, i suoi fiori (i giovani e le giovani) hanno bisogno di essere educati e tutelati in modo specifico, diverso per ogni sesso. Le donne e le giovani essendo creature molto delicate e, come disse l’imam Alì (A), essendo come un fiore profumato[1], sono più sensibili e fragili: con un alito di vento possono appassire, devono essere perciò protette in modo particolare. Per tale motivo l’Islam ha prescritto l’hijab per le donne. L’hijab permette alla donna l’immunità dai pericoli che possono minacciare in qualsiasi momento il suo valore, la sua dignità e la sua purezza.  L’hijab è un modo per rispettare e onorare la donna, non per limitarla o offenderla. Quando ponete un oggetto prezioso in uno scrigno affinché non sia rubato, chiudendolo con un lucchetto e ponendolo in un luogo sicuro, avete così diminuito il valore dell’oggetto o avete fatto ciò perché è prezioso? Certamente è perché ne conoscete il valore. L’ordine islamico dell’hijab per le donne è anch’esso di questo tipo.

L’uomo non è invece caratterizzato da tali attributi, delicatezza e sensibilità, perciò non richiede le stesse attenzioni e non è necessario che rispetti le stesse norme di abbigliamento della donna. Nonostante ciò, l’Islam ha comunque stabilito dei doveri per l’uomo, che se compiuti correttamente e anche le donne rispettano i loro doveri, la società rimarrà sana.

Un altro punto è la diversità dei temperamenti e sentimenti dell’uomo e della donna. I sentimenti della donna sono delicati, perciò Iddio ha stabilito norme particolari al suo riguardo, che permettono di equilibrare questi temperamenti e sentimenti. Infatti se non fossero equilibrati, la famiglia si sfascerebbe.

In breve, tutte le norme islamiche concernenti la donna e i doveri che le sono stati prescritti, sono per il suo bene e quello della società, si parla quindi di immunità e non limitazione e rigorosità, lo stesso discorso vale anche per i doveri dell’uomo.

Per approfondire l’argomento si consulti il libro La filosofia dell’hijab del martire Motahhari[2].  



[1] Usul al-Kafi, vol. 5, pag. 510, cap. “Ikram zawjih”.

"... فان المرأه ریحانه و لیست بقهرمانه ..."

[2] Morteza Motahhari, Falsafe-ye Hejab, terza parte, pag. 71 in poi.

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