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Dal punto di vista giuridico nessuna delle due donne in questione ha determinati doveri verso l’altra; non hanno gli stessi doveri che una figlia ha verso sua madre o che quest’ultima ha verso i propri figli.
Dal punto di vista etico, nella religione islamica, ogni individuo ha però il dovere di volere il bene del prossimo e il principio del rapporto tra gli esseri umani è costituito dall’amore e dalla cooperazione al fine di esaudire le proprie richieste reciprocamente. Tuttavia questo dovere, nel caso esposto nella domanda, aumenta, poiché non vi è dubbio che il legame tra suocera e nuora non è uguale al rapporto che si instaura tra la gente normale e quindi, a causa del loro grado di parentela, devono mostrarsi maggior affetto. A volte questo loro legame affettivo si trasforma in un’avversità per il marito oppure quest’ultimo, cioè il figlio, crea dispiacere alla madre: tali comportamenti sono stati vietati da Dio.
Dagli insegnamenti religiosi si può apprendere che nel legame con tutti gli esseri umani, specialmente tra suocera e nuora, dev’essere rispettato il seguente principio: “Desiderare per gli altri ciò che si desidera per se stessi”; cioè la nuora con la suocera deve comportarsi come desidererebbe che la propria futura nuora si comportasse con lei; allo stesso modo la suocera con la nuora deve comportarsi come avrebbe voluto che si comportasse la propria suocera quando lei era la nuora.
Dal punto di vista giuridico né la suocera né la nuora hanno determinati doveri l’una verso l’altra e non hanno quindi gli stessi doveri e diritti che un genitore e un figlio hanno l’uno nei confronti del l’altro. In altre parole i loro doveri reciproci non sono quelli che ha una figlia verso la propria madre o viceversa.
Dal punto di vista dell’etica islamica nondimeno, ogni essere umano ha dei doveri verso il prossimo, ovvero desiderare il suo bene e non opprimerlo; inoltre il principio dei rapporti tra gli esseri umani si regge sull’amore e la cooperazione al fine di esaudire le richieste di un credente. In un hadìth l’imam Sadiq (A) disse: “Se un fratello musulmano ha bisogno di un individuo e quest’ultimo è in grado di aiutarlo ma nonostante ciò non agisce per farlo, Dio gli proibirà il profumo del Paradiso”.[1] I doveri esposti nel caso della domanda tuttavia, aumentano, poiché non c’è dubbio che il legame tra suocera e nuora non è lo stesso della gente normale e quindi queste due donne devono, per via del loro rapporto di parentela, mostrare maggior affetto l’una all’altra. A volte questo loro legame affettivo si trasforma in un’avversità per il marito oppure quest’ultimo, cioè il figlio, crea dispiacere alla madre: tali comportamenti sono stati vietati da Dio.
Può essere utile analizzare anche alcuni hadìth al riguardo:
Dal Profeta (S) si narra un hadìth la cui morale è che non saranno accettate le preghiere di chi turbi il proprio coniuge o di una moglie che non rispetti i diritti del proprio marito.[2]
L’imam Sadiq (A) disse: “Se una donna costringe il marito a fare una cosa di cui non ha la capacità e non si comporta con moderazione verso di lui, Dio non accetterà nessuna delle sue buone azioni”.[3]
In conclusione una donna per rafforzare il proprio legame col marito deve rispettare la propria suocera e trattarla come desidererebbe che la propria futura nuora si comportasse con lei; allo stesso modo la suocera con la nuora deve comportarsi come avrebbe voluto che si comportasse la propria suocera quando lei era la nuora. Un hadìth dice: “Desidera per gli altri ciò che desideri per te stesso”.[4]
[1] Sheykh Saduq Muhammad ibn Alì ibn Babawayh al-Qumy, Amali, p. 430, hadìth 196, quinta ristampa, A'lamy, Beirut, 1400 AH; Sheykh Saduq Muhammad ibn Alì ibn Babawayh al-Qumy, Man la Yahdharuh al-Faqih, vol. 4, pag. 15, hadìth 202, terza ristampa, Mohassese-ye entesharat-e eslami, Qom, 1413 AH.
[2] Hurr 'Amili sheykh Muhammad ibn Hasan, Wasa'il al-Shi'ah, vol. 20 (ed. da 29 vol.), pag. 163, hadìth 121, prima ristampa, Mu'assese-ye Ahl al-Bayt li-ihya’i al-tarath, Qom, 1409 AH.
[3] Sheykh Saduq Muhammad ibn Alì ibn Babawayh al-Qumy, Amali, pag. 430.
[4] Harrani Hasan ibn Alì Shu'bah, Tuhaf al-'Uqul an Aly al-Rasul, pag. 367, hadìth 122, seconda ristampa, Entesharat-e Jame'eh Modarresin, Qom, 1404 AH.