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La maggior parte degli storici, degli esperti di hadìth e degli esegeti sciiti e sunniti sono convinti che alcuni dei versetti della sura Al-Insan (76), tra cui il versetto "[loro] che, nonostante il proprio bisogno …", furono rivelati in merito alla Famiglia dell'Inviato di Dio (S), ossia l'imam Alì, Fatima, Hasan e Husayn (A). La rivelazione avvenne durante il mese di zi al-hajjah allorché l'imam Alì e la nobile Zahra (A) adempirono un voto che avevano fatto per la guarigione dei loro due figli, Hasan e Husayn (A).
Ibn 'Abbas al riguardo disse: "Gli imam Hasan e Husayn (A) si erano ammalati seriamente, a tal punto che tutti i compagni del Profeta li andarono a trovare e tra di loro c'erano anche Abu Bakr e Omar. [I compagni] dissero: «O Abu al-Hasan (Alì), sarebbe stato meglio fare un voto a Dio». Alì (A) rispose: «Faccio voto che quando Iddio avrà guarito i due nipoti del Suo profeta Muhammad (S), digiunerò tre giorni». Fatima udì quelle parole e disse: «Per Dio, accetto anch'io il voto che hai fatto tu». Anche Hasan e Husayn sentirono e dissero: «O padre, per Dio, accettiamo anche noi il voto che hai fatto tu». Iddio li guarì ed essi, per rispettare il proprio voto, digiunarono tre giorni. Il primo giorno, al momento dell'iftar, bussò alla porta di casa un povero che chiedeva del cibo e gli diedero un po' di pane che avevano messo da parte per l'iftar; lo stesso accadde il secondo giorno con un orfano e il terzo giorno con un prigioniero; di conseguenza digiunarono tre giorni di seguito, interrompendo il digiuno solamente con dell'acqua, e a quel punto furono rivelati questi versetti".
La maggior parte degli storici, degli esperti di hadìth e degli esegeti sciiti e sunniti[1] sono convinti che alcuni dei versetti della sura Al-Insan (76), tra cui il versetto "[loro] che, nonostante il proprio bisogno …", furono rivelati in merito alla Famiglia dell'Inviato di Dio (S), cioè l'imam Alì, Fatima, Hasan e Husayn (A). La rivelazione avvenne durante il mese di zi al-hajjah allorché l'imam Alì e la nobile Zahra (A) adempirono un voto che avevano fatto per la guarigione dei loro due figli, Hasan e Husayn (A).
In merito alla maniera in cui fu compiuto il voto e furono sfamati il povero, l'orfano e il prigioniero da parte della Gente della Casa (A), esistono due versioni:
La versione più notaIbn Abbas riguardo al versetto "[loro] che, nonostante il proprio bisogno …"[2], disse: "Gli imam Hasan e Husayn (A) si erano ammalati seriamente, a tal punto che tutti i compagni del Profeta li andarono a trovare e tra di loro c'erano anche Abu Bakr e Omar. [I compagni] dissero: «O Abu al-Hasan (Alì), sarebbe stato meglio fare un voto a Dio». Alì (A) rispose: «Faccio voto che quando Iddio avrà guarito i due nipoti del Suo profeta Muhammad (S), digiunerò tre giorni». Fatima (A) udì quelle parole e disse: «Per Dio, accetto anch'io il voto che hai fatto tu». Anche Hasan e Husayn (A) sentirono e dissero: «O Padre, per Dio, accettiamo anche noi il voto che hai fatto tu». Iddio li guarì ed essi digiunarono"[3]. Dopo che gli Hasanayn (Hasan e Husayn – A) furono guariti, il nobile Alì (A) si recò dal loro vicino Sham'un Yahudi. Quest'ultimo consegnò un po' di lana da filare all'Imam (A) e come ricompensa per il lavoro svolto gli diede tre manciate d'orzo. La nobile Zahra (A) macinò l'orzo e preparò cinque pezzi di pane per l'iftar di cinque persone[4]. Tornato a casa dalla preghiera del maghrib (tramonto) per consumare l'iftar, l'imam Alì (A) non ebbe nemmeno il tempo di allungare le mani per afferrare il pane, che un individuo alla porta di casa, presentandosi come un musulmano bisognoso, chiese di essere sfamato aggiungendo che in cambio Iddio avrebbe donato loro i cibi del Paradiso. L'imam Alì (A) diede il proprio pane al povero e anche Fatima, Hasan, Husayn (A) e Fidhdhah lo imitarono donando il proprio pane e bevendo solo acqua per l'iftar. Anche il secondo giorno digiunarono e nuovamente Fatima (A) preparò cinque pezzi di pane per l'iftar; quando giunse il momento dell'iftar si alzò una voce: "Al-salam 'alaykum ya Ahl bayt al-nubuwwah wa ma'din al-risalah (pace a voi o Gente della Casa della profezia e miniera della missione profetica). Sono un musulmano orfano, datemi qualcosa da mangiare". Pure quella sera tutti donarono il proprio pane e interruppero il digiuno con l'acqua. All'iftar del terzo giorno di digiuno, una voce disse: "Sono un prigioniero, ho fame, sfamatemi"[5]. Nuovamente (tutti e cinque) offrirono il proprio pane e sopportarono la fame.
Il quarto giorno l'imam Alì (A) prese la mano di Hasan e Husayn (A) tremanti per la debolezza e li portò dall'Inviato di Dio (S). Quando l'Inviato (S) li vide diventò molto triste e li invitò ad alzarsi e a dirigersi verso la stanza di Fatima (A). La trovarono intenta a recitare orazioni mentre tremava per la fame; il suo nobile ventre e i suoi occhi erano rientrati. Quando l'Inviato di Allah (S) vide la sua famiglia ('itrat) in questo stato invocò Iddio e pregò poiché la propria famiglia stava morendo di fame: si manifestò Gabriele che rivelò i versetti della sura Al-Insan (76) da:
"یوفُونَ بِالنَّذْرِ"
"Coloro che assolvono ai loro voti …"
a:
"إِنَّ هذا کانَ لَکُمْ جَزاءً وَ کانَ سَعْیکُمْ مَشْکُوراً".
"In verità questo vi sarà concesso in ricompensa e il vostro sforzo sarà riconosciuto"[6] [7].
Versione meno notaUn'altra versione narra che la nobile Zahra (A) aveva preparato un po' di cibo per l'iftar e una volta giunto tale momento, si presentò un povero chiedendo del cibo; Alì (A) gli diede un terzo del cibo; successivamente arrivò un orfano al quale diede un'altra parte e infine si presentò un prigioniero cui diede l'ultima parte del cibo. Tutto ciò accadde in una sera, il cibo fu suddiviso in tre parti e tutte e tre furono donate; di conseguenza Alì e la sua famiglia (A) interruppero il digiuno con sola acqua. A quel punto furono rivelati i versetti "In verità questo vi sarà concesso in ricompensa e il vostro sforzo sarà riconosciuto".
È degno di nota che queste grandi ricompense sono il risultato di sforzi e atti costruttivi del proprio animo. Gli sforzi di tutti i credenti che agiscono con tale umiltà e solamente per Allah, rimangono custoditi presso Iddio[8].
In conclusione, secondo l'opinione della maggior parte dei sapienti sciiti e sunniti, questi versetti furono rivelati in merito alla famiglia ('itrat) del Profeta (S), cioè il nobile Alì, Fatima, Hasan e Husayn (A). La rivelazione avvenne nel mese di zi al-hajjah, allorché l'imam Alì e la nobile Fatima (A) adempirono il voto che avevano compiuto per la guarigione degli Hasanayn (A).
[1] Cfr.: Tabarsi, Majma' al-Bayan fi Tafsir al-Qur'an, traduttori vari, vol. 26, pp. 147 e 148, Farahani, Teheran, prima stampa, 1981.
[2] Sacro Corano, 76:8.
[3] Ya'qub Ja'fari, Sima-ye emam Alì (A) dar Qor'an, pag. 364, Osve, Qom, prima stampa, 2002.
[4] Secondo la narrazione che pure Fidhdhah fece lo stesso voto dei quattro Infallibili di cui parla il versetto in oggetto.
[5] "È possibile che ci si chieda come sia possibile che, secondo questo contesto di rivelazione, un prigioniero si fosse presentato alla porta di Alì (A)?! I prigionieri non erano forse in prigione? Bisogna dire che secondo ciò che è stato riportato nella storia, all'epoca del Profeta (S), non esisteva assolutamente alcuna prigione e quel Nobile (S) suddivideva i prigionieri e li affidava ai musulmani, invitandoli a prendersene cura e a comportarsi bene con loro. A volte quando non avevano la possibilità di procurare loro del cibo, si facevano aiutare dagli altri musulmani per sfamare i prigionieri; li accompagnavano o addirittura li mandavano da soli dagli altri musulmani perché li aiutassero, poiché a quel tempo i musulmani erano molto disagiati. Naturalmente quando il governo islamico si espanse e il numero dei prigionieri, e financo quello dei delinquenti, aumentò, furono create le prigioni e i bisogni dei delinquenti venivano soddisfatti utilizzando il bayt al-mal (erario)". (Naser Makarem Shirazi, Tafsir-e Nemuneh, vol. 25, pag. 354, Dar al-kutub al-islamiyyah, Teheran, 1995.)
[6] Sacro Corano, 76:7-22.
[7] Seyyedeh Nosrat Amin, Makhzan al-'Irfan fi Tafsir al-Qur'an, vol. 14, pp. 239, Nehzat-e zanan-e mosalman, Teheran, 1982.
[8] Mohammad Baqer Majlesi, Bihar al-Anwar, vol. 35, pag. 243, Mu'assisat al-wafa', Beirut, 1409 AH.